Internet of things, l’Internet delle cose, è vista come una possibile evoluzione dell’uso della Rete.
Gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri.
Immaginate: le sveglie che suonano prima in caso di traffico, le piante comunicano all’innaffiatoio quando è il momento di essere innaffiate, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimenticano di prendere i farmaci.
Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.
L’obiettivo dell’internet delle cose è di far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico. Gli oggetti e i luoghi muniti di etichette Identificazione a radio frequenza (Rfid) o Codici QR comunicano informazioni in rete o a dispositivi mobili come i telefoni cellulari.
Ma a che punto siamo? come riporta The Next Web, un serio passo in avanti in questa direzione arriva dalla nuova piattaforma inglese-svizzera Evrythng.
In pratica, il progetto di Evrythng è di semplificare al massimo la creazione di identità digitali uniche, ovvero i tag che rappresentano virtualmente ogni singolo oggetto. Ad essi sarà possibile associare ogni tipo di metadata in modo da facilitarne la ricerca, la condivisione e la catalogazione.
In questo modo, oltre a rendere più facilmente recuperabili e gestibili le proprie cose, sarà possibile anche renderle in qualche modo più intelligenti.
Insomma, si tratterà di una sorta di Facebook delle cose… ma come la mettiamo con la privacy?
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